Il lugubre libro “nero” del pugilato…Competenza e coscienza!

Lo sport implica sempre dei rischi. Inutile negarlo.

Non c’é disciplina che non abbia purtroppo il proprio lugubre libro “nero” nel quale sono ricordati (non sempre) coloro che hanno pagato un tributo altissimo, sino alla vita, per cimentarsi nelle arene più disparate. Inutile ricorrere alle statistiche, ai numeri, all’elencazione delle vittime, al macabro “ne muoiono più qui che là”.

Noi esseri umani siamo fatti di carne ed ossa, di sangue ed acqua. Dimentichiamo troppo spesso di essere fragili, tremendamente fragili. Sport o non sport. Poi, ciascuno é portato a difendere la propria passione, i propri campioni, la specialità più amata. E talvolta si giunge persino a mettere in un cantuccio oscuro e poco visibile quanto di tragico accade.

Comprensibile, giustificabile, ma non saggio. Il pugilato é una disciplina “totale” per implicazioni tecniche, fisiche e morali. E’ dura, stupendamente, crudelmente dura. Ma proprio per tale ragione non ne vanno sottovalutati né tantomeno occultati i pericoli. Il pugile difficilmente s’arrende. Il pugile raramente accetta di alzare bandiera bianca. Quindi, solo l’arbitro e i suoi uomini d’angolo possono sottrarlo ad una situazione in cui il prezzo da pagare sta diventando intollerabile. Per ogni guerriero del ring c’è quasi sempre un’altra possibilità e se anche non ci fosse, esiste una vita oltre quelle corde che l’attende, persone che aspettano il suo ritorno a casa.

Competenza e coscienza…Competenza e coscienza.

Nessun altro complicato segreto. I suggerimenti devono essere impartiti da chi é in grado di farlo e il primo di tali suggerimenti é il “basta”, quando l’amaro momento é arrivato.  Sì…L’ho già scritto sopra. Non c’é disciplina che non abbia purtroppo il proprio lugubre libro “nero”. E sia chiaro che mai verrà del tutto eliminato il rischio, persino per chi é seduto in poltrona a leggere il giornale. Siamo fatti così.

Ma se é impossibile lottare contro la fragilità della natura umana, é invece possibile lottare affinché tale fragilità sia sempre ben chiara e presente nella mente di chi ha, per qualche fatale istante, in pugno l’incolumità, la vita stessa di una ragazzo che si sta battendo, costi quel che costi, per inseguire i propri sogni. Al pugile che non cede, si ha il dovere d’imporre la resa.

Questo si chiama “amore”.

2 thoughts on “Il lugubre libro “nero” del pugilato…Competenza e coscienza!

  1. Carissimo Sig. GUALTIERO, mi riporti al maggio 1994, una settimana prima del mio matrimonio, incontro Lajos Nagy che non era il solito ungherese perdente, alto, guardia destra…..ma ci stavo prendendo le misure….se non che alla 2 ripresa prendo un bel diretto sx in bocca che mi rompe la radice del dente incisivo superiore, arrivo alla fine del round e dico a Gatti ” ho il dente che si muove….toglimelo e non perderlo…..” nel frattempo si era anche avvicinato il medico, ma Gatti aveva già deciso che quella sera era abbastanza…. L’incoscenza dei pugili e la coscienza dei veri uomini d’angolo…….R.I.P.

    Ciao tuo estimatore Ermanno Scaroni

    • Gatti era una gran brava persona che mi ha privilegiato della sua amicizia. I pugili hanno generalmente un cuore immenso e proprio per questo chi é loro vicino deve avere gli occhi aperti, la mente fredda e consapevolezza di cosa possa significare anche un solo pugno in più! Questo é il particolare che mi fa pensare come sia difficile per un tecnico che forse non ha mai preso un colpo in vita sua, essere un grande uomo d’angolo.

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